Curvo sul mio bastone
cammino lentamente,
guardando il sole che
tramonta
dietro le mie colline,
sono stanco e cerco
la strada di casa.
Sento il respiro che mi
si tronca,
sputo polvere di
amianto
e pezzi di polmone,
tento di urlare la mia
rabbia
verso la fornace
maledetta,
ma sopita è ormai la
mia voce,
posso solo osservare
per terra
l'ombra del mio sangue
marcio
e i miei tessuti ormai
a brandelli.
Dio del Tempo,
intorno a me altro non
vedo che
tetra e cupa sofferenza,
aspetto senza fiducia
la giustizia degli uomini,
che forse verrà, ma
certo sarà tarda e vana.
Lasciami osservare
ancora per un poco
la dolcezza dei colli
sui quali ho vissuto,
il profumo della
campagna e
dell'uva che fermenta
nei tini,
pia illusione di futuro
senza scampo.
Terra mia, aspetto la
fine del mio tormento,
terra mia, odiata e
amata,
terra mia, mortale e
feconda,
pura e avvelenata,
accoglimi presto,
sin nel profondo del
tuo intimo grembo.
Daniele Neri
Copyright©
26 Marzo 2014
Tutti i diritti riservati all'Autore
Bellissima! Le sue poesie a sfondo sociale mi piacciono molto..meriterebbero l'inserimento in antologie scolastiche...Vada avanti!
RispondiElimina