Stefania Onidi
Minatore
Sosta
la luce fioca dell’ora finita
all’orizzonte,
quasi un regalo tra i passi del ritorno.
Anche
oggi,
in un
tempo sospeso ho seppellito
i miei
respiri
nelle
profondità della terra.
Non
passa aria nei polmoni eppure
scavare
è il mio lavoro.
Scavo
con queste
mani,
ogni
buco un nodo nella carne,
un
solco di storia,
a
fiato corto e pancia vuota.
Dissotterro
ore
interminabili di fatica,
e sudo
nell’oscurità
della roccia
per
briciole di dignità
da
celebrare sull’altare quotidiano del giorno.
Ho
fame di luce
ho
fame d’aria
ho
fame di pane.
Il mio
domani è appeso a un sogno:
uomini
liberi,
non
padroni né servitori.
Avanza
rapida la notte – ma è una notte senza fine –
nel
turno continuo del silenzio,
con
esso questa volta
la
luna.
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