Guardo il cielo,
schiavo della mia isola
e del mio mondo,
con il desiderio di
fuggire
da questa prigione
che tormenta il mio
cupo animo.
Il cielo mi guarda,
azzurro come il cuore
di una tenera amante,
scuro come il volto
rabbioso
di un dio della guerra.
Lo sfiderò,
volando sulle onde del
mare,
le spalle rivolte
verso l'astro di fuoco.
Cercherò l'aria,
il vento e il fuoco,
ma brucia la poca cera
delle mie ali,
scioltasi al sole
violento
a pochi metri
da riva.
Sarà il grande mare
la mia immensa bara,
le sue acque profonde
accoglieranno
il mio povero corpo
abbracciandolo
in una calda placenta
materna.
Dall' implosione del
mio
sogno infranto,
i mille lapilli
della mia memoria
raggiungeranno
e feconderanno
la terra e il cielo.
Daniele Neri
18 agosto 2014
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