Venne il mattino
poi mi innamorai
dell’idea
di te.
Fui come un treno in
corsa su un binario morto.
Ebbi le ali del vento e
il profumo dei fiori a marzo.
Venne il mattino
e non volli vedere i
tuoi occhi per non provare un dolore,
continuai a dormire un
sonno profondo
con la tua foto tra le
mani.
Venne il mattino
per farci lontanissimi
come terra e cielo che
pur dormendo l’uno
sull’altra non s’incontrano
e non s’incontreranno
mai.
Fu così che
m’aggrappai all’idea
di te.
Ti disegnai così
perfetto nel mio cuore
coi colori vivi della
fantasia:
tu un illusorio
pretesto
per addolcire i giorni
per sentirmi viva.
Quando fummo felici
fu come affondare le
labbra nello zucchero filato,
dimentichi del mondo
intorno.
Un giorno mi voltai
per guardare
quell’immagine di noi
ma non la trovai più.
Venne il mattino e ci
divise
fu allora che
m’aggrappai all’idea
di te,
non più a te,
non a te.
Raccolsi i frantumi del
“noi”
e rimasi sola
a contemplare l’alba
di un nuovo presente.
Stefania Onidi
diritti riservati
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