Rammendare, imbastire,
cucire su misura una
storia,
come all’estroso
conviene,
il poeta entra in
sordina, in punta di piedi
nelle pieghe interiori
della coscienza,
nell’eterna sovrumana
essenza.
Che magnifica sensazione
quel palpitare d’amore,
quella indelebile
emozione
che accompagna il
lavoratore
quasi a pari passo con
l’eterno creatore.
Il poeta non è tanto
distante dal sarto,
da colui che
imbastisce, cuce e taglia,
il sarto con agile dita
forma il vestito,
che tra le sue mani
diviene poesia
che cadrà a pennello
sulla superficie,
nei risvolti della
pudica trama,
il poeta con i versi
allieta il respiro,
descrive la gioia, le
ferite dell’anima,
la sacra vita,
l’infinito, il mal vivere
che a volte lusinga e
affligge
con disumanità
l’umanità,
il sarto con maestria
taglia, il poeta decanta
scrive con abilità
l’attimo, l’eterno canto.
Il sarto delle parole
anziché del filo usa la
penna,
il cuore, l’anima, il
coraggio
il suo tessuto è un
foglio di carta,
per imprigionare
vocaboli
quando l’estro appare.
Il poeta quando scrive
squarcia l’infinito,
squarta la sua anima
la fa a pezzi, usa il
suo tempo in ogni verso
mentre una lacrima
inerme
con grazia eloquente
discende lentamente
nella cavità umana
parlando di sé o degli
altri…
non avrà pietà.
Carlo Romano
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uno dei primi ricordi di quando ero piccolissimo è che mi divertivo a tirar via le i punti delle imbastiture che servivano poi per cucire i modelli facendo arrabbiare mio padre e mia madre... che dovevano rifare il lavoro (per fortuna c'era il segno con il gesso)... ricordo che per me era un miracolo il fatto che da alcune stoffe riuscissero a creare abiti completi così belli, specie gli abiti da sposa... e mi immaginavo un giorno di riuscirci anch'io... purtroppo non ho preso la loro strada e forse scrivere poesie fa parte del dono che mi hanno lasciato... in particolare mio padre.... bravo Carlo Romano
RispondiEliminaGrazie Matteo di cuore.
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