Rosalba Di Vona
Rosalba Di Vona, nasce a Sora (Fr) il
21-05-51. La passione di scrivere e
poetare, sempre stata fortemente
presente in lei, cresce nel tempo e si concretizza con la pubblicazione della
silloge poetica “ Da cuore a cuore” opera per la quale, ha ricevuto il premio
speciale della giuria al “ Premio internazionale di poesia e narrativa Città di
Bitetto”. Poco incline a partecipare a concorsi, pur avendo sempre ottenuto
prestigiosi riconoscimenti ai pochi cui abbia preso parte, è presente con le
sue opere in numerose pagine virtuali, in volumi antologici e riviste culturali
ed e-book. Ha collaborato con la rivista culturale quindicinale on line “Il
risveglio di Ebe” curando la rubrica “Atuttotondo”; un vero salotto letterario nel
quale spiccano interventi di autorevoli
personaggi del panorama culturale non solo italiano. Ultime fatiche sono state,
la poesia “Inquietudini “ e l’intervista “ La danza delle parole a casa di
Nerone” entrambe pubblicate nel catalogo della mostra “L’istinto selvaggio” e
dedicata a colui che è considerato l’erede di Ligabue il maestro Sergio Terzi
meglio conosciuto come Nerone. La mostra curata dal Prof. F. Di Leo si è tenuta
a Conegliano (TV) ottobre 2013. Il Prof Vittorino Andreoli che ha presenziato
la mostra ha avuto note di apprezzamento per il lavoro della Di Vona. Scrive la
Prof.ssa Carmelina Cirillo “La poesia della Di Vona è un lievito nascosto nella
realtà di ogni giorno, si nasconde nei luoghi, nei personaggi o in certi
momenti, molto spesso è negli atti e nelle parole. E’ il sentimento che
traspare, che chiede di essere espresso e ricordato”…
Intervista
Cosa significa per te
poesia?
Libertà, per me la poesia è prima di
tutto libertà. E’ una passione che germoglia a dispetto della mia volontà,
spinta da una voglia spesso irrefrenabile d’esternazione che va oltre, molto
oltre i miei pensieri e i miei desideri. Entra padrona nelle forme più
svariate, esercita una pressione tale da mettere i miei sensi in subbuglio e
solo quando esplode in versi riesce a quietare le sue impetuosità. La poesia è
anche necessità, sfogo viscerale, è cogliere attimi che appartengono al mondo
che mi circonda, è rubare emozioni al mio cuore
per farne versi e donarli. Sin da piccola la sentivo in me, la coglievo
nel mio mondo, non la scrivevo, ma la sentivo serpeggiare, bussare, svegliarmi
e non sapevo cosa fosse. Dovevo diventare adolescente per capirla e darle finalmente lo spazio che meritava, ma anche in quel
caso, non lo facevo in maniera efficiente, ero distratta da mille altre cose.
Scrivevo pensieri e versi ovunque e nei momenti più diversi della giornata,
foglietti volanti a volte anche macchiati e che erano serviti magari ad altri
usi. Ne avevo in macchina, nel
portafogli, nei cassetti. Erano i miei momenti di sfogo. Distratta come sono,
per me non era importante custodirli in maniera efficiente, ma scriverli. Nel
tempo , esaminandomi attraverso essa, la considero un connubio perfetto trai
miei sentimenti e le mie emotività, ma
soprattutto la considero un dono.
Cosa ti muove a scrivere
una poesia?
La natura cattura spesso la mia anima,
m’immergo in essa, per imprigionarne colori, sapori ed umori di cui è ricchissima, poi, cerco di
restituirne le immagini imprigionate affidandole a metafore. Scrivo per offrire a me stesso ed agli altri emozioni
che altrimenti resterebbero chiuse inutilmente in uno forziere, lì sarebbero
protette ma superflue, non brillerebbero per nessuno, la loro luce il loro
tagli di colori le loro rifrazioni, resterebbero recluse per sempre. Mi
conforta la poesia, mi aiuta a trovare coraggio anche quando perdo la
speranza“Spes ultima dea”. Si, la speranza per me è l’ultima dea. Anche quando
tutto diventa buio e doloroso, è l’ultimo sollievo delle avversità, è il premio
alla fatica e alla sofferenza sopportata. La natura, sempre lei, corre in mio
aiuto, mi ricorda che dopo la tempesta arriva il sereno. Provo a crederci, mi
affido nonostante l’incalzante diffidenza, mi lascio accogliere dalle sue
anoressiche braccia, la nutro con la disponibilità d’animo e, anche nei momenti
più dolorosi, finalmente scopro il sereno. La poesia mi corre in aiuto anche
quando ho bisogno di superare le avversità e lo sconforto s’impossessa delle
ultime difese che ho. In quei momenti le domande che mi pongo diventano
numerose, si accalcano, guerreggiano, trovano spazi incustoditi diventando,
padrone assolute della mente stanca, pronta a compiangersi e lasciando lacrime
che offuscano l’esistenza. In quel momento apro gli occhi alle bellezze
dell’universo e ne colgo le sfumature e tutto magicamente assume una nuova
dimensione.
Quale è la funzione della
poesia oggi?
Una domanda difficilissima alla quale
dare una giusta risposta non è facile, soprattutto col rischio che c’è di fare
retorica. I poeti hanno linguaggi ed esperienze diverse, fatte di bagagli
accumulati negli anni, ognuno canterà del mondo che lo circonda in base a tutto
questo, qualcuno li definisce “sacerdoti della parola”Quindi hanno una grossa
responsabilità specialmente in un mondo caratterizzato dal culto dell’immagine,
ricavare angoli dove la riflessione trovi il giusto spazio non è affatto
facile. Il rischio è quello che si cada nel vortice del tempo e che si
arrivi per questo a uniformare l’arte
costringendola a fondersi con i media restringendo o addirittura rischiando di
far sparire la vera essenza evocativa ed immaginifica della poetica. I poeti si
trovano in una società reale dalla quale non possono essere scollegati, anzi,
essendone testimoni hanno la grossa incombenza nel tramandarne
la conoscenza. Dunque, la poesia
ha bisogno di essere divulgata, non è fatta solo di versi, ma di emozioni, che,
in un periodo storico quale il nostro, possono essere un veicolo trainante e
addirittura risolutivo. Abbiamo bisogno di questo tipo di messaggio, il mondo
ne è avido, dobbiamo quindi liberarla da gabbie dorate e divulgarla affinché,
un momento di crescita ci sia per tutti. Pensiamo al nostro Papa Francesco,
alla sua umiltà al suo entusiasmo, alla sua passione per il prossimo e non per
le cose, ecco, lui ci sta insegnando, ci sta dicendo, andate aiutatemi a
migliorare il mondo. Chi possiede il dono della poesia deve sentirsi partecipe
di tale ricrescita. Questo periodo storico dovrà lasciare forte il segno anche
dei poeti, dovrà lasciare il segno della penna, la poesia non può morire, deve continuerà a testimoniare la condizione
dell’animo umano.
Due aggettivi per farti
conoscere
Sensibile, curiosa.
Parlaci di una tua poesia
o di un tuo libro
Le poesie quando nascono sono figlie e
come tali le amo. Perciò, scegliere di parlare di una anziché di un’altra non
mi è facile, ripeto, le amo tutte anche quelle meno belle. Sono nate dal mio
cuore per raggiungere altri cuori; ecco perché la mia prima silloge pubblicata
dalla nota casa editrice di Foggia Edizioni il Castello, facente parte anche
della collana Le voci di dentro, l’ho titolata “da Cuore a Cuore”. In essa raccolgo i palpiti dell’universo, il
mistero della bellezza della natura, in essa tra lo scontro dello spirituale
con il materiale urlo il mio amore per la vita.
Passione è una poesia che si trova appunto in questa silloge, ma è stata
molto apprezzata anche dalla critica. Un commento al quale sono particolarmente
affezionata e che rispecchia appieno il senso della poesia stessa, me lo ha
dedicato il noto critico Luciano Domenighini nel volume DIPTHYCHA 2, edito
Tracce Per La Meta e nato da un’idea del poeta Emanuele Marcuccio.
Passione
Passione
in apparenza sopita
Svegliati violenta
Straccia la falsa immagine
di me stessa
Addolcisci il mio bisogno
dei suoi occhi
Cancella la certezza
che certi sogni
non saranno realtà
Apri questo cuore
all’evidenza
prima che perda
ciò che per me
è insostituibile e unico
Riempi quel vuoto
che mi rende inquieta
Convincimi che
il mio sogno
non è finito
Spalanca le mie braccia
all’amore di sempre
Aiutami a viverlo
per ciò che può darmi
Tutta intimistica, solipsistica, questa
lirica di Rosalba Di Vona, filo diretto fra l’io e la passione amorosa,
riconosciuta come sola forza interiore vivificante e rigenerante, redentrice e
sacra. I cinque imperativi che scandiscono la composizione (“svegliati”,
“straccia”, “addolcisci”, “cancella”, “apri”) le conferiscono in apparenza un
tono energico e perentorio ma, a ben guardare, sono imperativi “di auspicio” e
“di preghiera” e il suo spirito autentico è quello di una supplica umile, di
una fidente orazione più che quello di un’esortazione imperiosa. Un’orazione
illuminata dalla speranza, come rivela la bellissima terzina della quarta
strofa (“Cancella la certezza/ Che certi sogni/ Non saranno realtà"),
ottimistica, eufemizzante, confidente che il senso della vita si può ritrovare
solo superando lo sconforto in cui così spesso ci gettano le aride sentenze
della ragione. (nota critica di Luciano Domenighini).
Bell'intervista, brava amica cara ... sempre ... con affetto Marisa
RispondiEliminaPoche domande ma molto profonde le risposte: molto bella!
RispondiEliminaE grazie per aver scelto una poesia di «Dipthycha», "Passione" è presente in tutti e due i volumi dell'Antologia.
Ciao Rosalba,
RispondiEliminaIo considero la musica e la poesia, i due linguaggi dell'anima, due diversi modi per potersi esprimere con gli occhi e con una particolare sensibilità emotiva e auditiva; le memorie ataviche, sono la somma di tutto quello che abbiamo ereditato dal patrimonio genetico di migliaia di nostri avi, un patrimonio che è ben presente nella nostra anima!
Siamo il compendio di una memoria ancestrale, la quale è come una specie di "nana bianca", contenente un numero pressoché infinito di esperienze, di conoscenze, di passioni e di sensazioni, che hanno vissuto interiormente migliaia di altri individui, appartenenti al nostro stesso albero genetico, i quali ci hanno preceduto e in quella sola molecola valigia, ci hanno donato una pletora di assonanze fonico ritmiche, che esplodono con toni spesso elevati e nobili, come "per simpatia" solo grazie a chi sa intender di buona musica o (come nel tuo caso) di raffinata poesia. Un caro saluto da Otello