Giunge al termine l’estate,
il brulicante andirivieni
spesso indifferente
ad anime ormeggianti
sulle rive della speranza.
Il brusio dei nostri bambini
sta per svanire
nell’allegria del mare
che li cullava.
Altre infanzie approdano
vestite d’ignoto
e sempre dal mare giungono
a stormi silenziosi
ma incapaci di volare.
Sono voci mute
e madri, padri,
invisibili fratelli
dai nudi piedi
feriti dal sale.
Hanno fame
i loro grandi occhi
e non di solo pane.
Hanno fame di una carezza,
di un vento migliore,
hanno fame
di accoglienza.
Dalla vita hanno avuto
un solo regalo,
le loro mani tese e magre
che aprono le dita
verso il futuro.
Hanno nel cuore un sorriso triste
e la forza del deserto,
cieli a noi oscuri
e storie da raccontare.
A noi saperli ascoltare per frangere il silenzio,
spazzare via quest’omertosa diffidenza.
Si nasce per caso, una sponda vale l’altra,
siamo figli dello stesso mare.
Nessun uomo sia mai più naufrago di un altro.
Eric
Balossini
diritti
riservati
Questa poesia sa di Africa, lei è la nostra grande madre.Struggente
RispondiEliminaGrazie Antonia, si parla di Africa, e tra le righe parla anche di noi che spesso vediamo il bicchiere mezzo vuoto, quando c'è chi non ha nemmeno il bicchiere. Un abbraccio. Eric Balossini.
EliminaUn bel parallelo che mette a nudo quanta differenza può creare un destino diverso, una poesia in prosa lirica che tenta di svegliare coscienze sopite e indifferenti ponendo l'accento sulla casualità dell'esser nati su una sponda diversa ma figli della stessa umanità... un explicit come monito... complimenti
RispondiEliminaGrazie Matteo, è proprio quello che volevo dire. Un caro abbraccio. Eric Balossini
EliminaSplendida ...trasmette calore ! Franca Donà
RispondiEliminaGrazie Franca, gentilissima! Eric Balossini.
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