Dipingevi su tela
un corpo diverso.
Quegli occhi tuoi scuri
non lo vedevan lo
stesso.
Scarne le ossa,
il viso e ancora il
cuore.
Era una gabbia,
la tua pelle una
prigione.
Ma prima ancora di te
era schiava la tua
mente
di un pensiero malsano,
di una società
irriverente.
Lacrime amare
di digiuni e
sofferenze.
Di chi si guarda allo
specchio
e oltre vede il niente.
Ma era una meravigliosa
primavera
quel tuo corpo normale,
di donna ferita
senza alcun sogno da
salvare.
Salvasti solo, nel tuo
pensiero
un corpo distorto
e uno strano desiderio.
Non c'era più sapore
in quella bocca
scarnita.
Solo la puzza indecente
di un'esistenza
che ti scivolò dalle
dita.
Alessia Bellizzi
diritti riservati
una giovane autrice di Voci di Poesia affronta un tema delicato che coinvolge molte persone, specie giovanissime, portandole a finirsi lentamente in una distorsione mentale frutto solo dei nostri clichés, di storture mediatiche molte volte evidenziate, denunciate, dibattute, ma alle quali non ho mai visto porre seri rimedi... mai...., bene quindi la poesia a porre l'accento usando anche metafore forti quali corpo=gabbia, pelle=prigione ... per centrare fin dai primi versi l'argomento della lirica.. brava
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