Valentina Imperiu
Manicomio e redenzione
Stavo lì,
dentro gabbie fetide di lacrime e sangue,
dove giacevano i miei pensieri smembrati
eppure mai vinti.
Ero una fanciulla
e giocavo innocente in mezzo alle ombre,
prostrate a Dio per gli altrui peccati.
Ero mia madre
e mi partorivo all'alba con dolore,
rinascendo diversa,
ogni volta nello stesso inferno.
Ero mia figlia
e temevo di impazzire...
Dai lunghi corridoi qualcuno non usciva.
Indugiava negli angoli di buio con gli occhi spenti,
fissi su di un mondo accartocciato da mani umide e malferme.
E le dita sudicie imbrattavano i muri di terrore e pianto.
Il mio corpo era neve soffice e immacolata.
Sui miei piedi nudi,
pioggia dorata e sciami di insetti.
Regina del nulla,
con la mia corona di spine.
A mondarmi l'anima tra spire di fumo e follia.
A scoprire nei versi la mia redenzione.
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