Eric Balossini
Secondogenito
di cinque fratelli, Eric Balossini nasce a Parigi il 31/05/1960; si trasferisce
in Italia nel 1972 ad Ariccia in provincia di Roma dove a tutt’oggi vive e
lavora come musicista e poeta. Figlio d’arte, (il padre era lo scrittore noto
con lo pseudonimo Michel Random) ha la fortuna di incontrare in giovane età grandi
scrittori e poeti come Eugenio Montale, Pier Paolo Pasolini, Italo Calvino,
Cesare Zavattini e molti altri i quali avranno su di lui un’influenza decisiva.
Nel 2000
è tra i vincitori del IV Concorso di poesia “Habere Artem” ed è pubblicato nell’omonima
antologia da Giuseppe Aletti Editore. Sempre con l’Editore Aletti, nel 2013 e
nel 2014 è tra i vincitori dei Concorsi di Poesia “Dedicato A… Poesie per
ricordare” e “Tra un fiore colto e l’altro donato”. Nel 2014 è primo
classificato al concorso “Venti DiVersi” promosso dalla casa editrice Avalon,
con la quale pubblica una raccolta intitolata “Il Sesto Continente”. Sempre nel
2014 è tra i premiati alla decima edizione del concorso “La Rosa D’oro”. L’autore
è presente in numerose antologie sia cartacee che presenti sul web.
Intervista
E’ la domanda più complessa per un poeta quindi la propongo per
prima: cosa significa poesia per te?
Penso che la poesia sia necessaria, insostituibile per trasmettere
un’emozione, per quanto sia possibile con la sua intensità originaria. La poesia
è anche, più in generale, un modo per raccontare il mondo sotto la lente d’ingrandimento
della sensibilità. È un modo di vivere. Si scrive partendo da un’emozione e
restituirla al lettore con semplicità è anche frutto di una copiosa limatura,
di tagli e ripensamenti. In fondo quando rileggo quello che scrivo, raramente
mi piace la prima stesura. Un testo mi sembra compiuto soltanto se a distanza
di tempo vi ritrovo il seme iniziale, l’emozione che mi ha spinto a metterlo
sulla carta.
Cosa ti muove a scrivere poesia?
Cosa può fare la poesia, contribuire ad abbattere il muro dell’indifferenza,
madre di ogni cieco egoismo. È un piccolo contributo certo, ma ogni oceano è pur
formato da gocce, e sono le gocce ad erodere gli scogli più duri. Ci vuole
molto tempo, troppo per lo spazio temporale che ci è concesso. Tuttavia una
persona sensibile non può esimersi dalla necessità di dover tradurre in versi o
in prosa, sulla tela o uno spartito, la bellezza del creato che lo circonda. Ma
anche di denunciare ingiustizie sociali e brutture che purtroppo sono l’antitesi
della bellezza. Sono quindi molti i motivi che ci muovono a scrivere poesie, a
mettere in versi emozioni.
Qual è la funzione del poeta, della poesia oggi?
La poesia e l’arte in genere hanno sempre inciso nella realtà molto
più di quanto possa apparire oggi. Se pensiamo al passato, volgiamo lo sguardo
verso la bellezza, verso le cose migliori che l’umanità ha creato. Sarebbe un’utopia
al contrario pensare che l’arte non abbia più la sua ragion d’essere. Gombrich
nella sua Storia dell’Arte ci dice: “Non esiste in realtà una cosa chiamata
arte. Esistono solo gli artisti: uomini che un tempo con terra colorata
tracciavano alla meglio le forme di un bisonte sulla parete di una caverna…” Fin dall’inizio della storia quindi c’è questa
esigenza profonda di rappresentare e interpretare ciò che ci circonda, che ci
emoziona. La necessità di elevarsi verso qualcosa di assoluto, da trasmettere. L’arte
è comunicazione, condivisione. Per l’artista quindi il foglio più importante è quello
ancora da scrivere, la tela da dipingere, lo spartito da suonare. L’arte incide
nella realtà come il tempo incide rughe sul volto degli anziani, le sue tracce
sono necessarie e indelebili. L’arte ci racconta.
Un paio di aggettivi per descriverti e farti conoscere al pubblico.
Mi definirei un sognatore paziente.
Parlaci di una tua poesia o di un tuo libro se lo hai pubblicato.
La raccolta delle mie poesie “Il Sesto Continente” pubblicata da
Avalon è nata quasi per caso, con la partecipazione ad un concorso di poesia
dove il primo premio era la pubblicazione gratuita di un libro. Quindi ho
lavorato alla raccolta rivedendo molti testi recenti e meno recenti. Testi che
erano in un cassetto della scrivania. Qualcuno ha detto che più che le poesie, è
l’autore che esce dal cassetto. Io mi sento un po’ così, “uscito dal cassetto”.
La poesia in fondo è qualcosa di molto personale, pubblicandola, la sensazione è
quella di mettersi a nudo, in qualche modo ci si sente più vulnerabili. Ma se
arriva da qualche testo un’emozione, un sorriso o un abbraccio, allora ne è valsa
la pena.
“Il Sesto continente” è l’utopia di una terra fatta di cose
semplici, di un “pane” che non sia conteso, bensì condiviso. Il pane è metafora
di ciò che è essenziale, di tutto ciò che “sazia” l’anima. L’utopia di un
continente dove il genere umano ha abbandonato le guerre percependole come
qualcosa che appartiene alla preistoria. Dove l’uomo ha cura del pianeta e
rispetto per l’altro. Dove l’altro è ricchezza, fonte di scambio. Un continente
dove le persone sono felici di incontrarsi e di scambiarsi emozioni. Un sogno
semplice appunto, il Sesto continente è il mondo che desideriamo da bambini e
che abbiamo dentro, e che poi dimentichiamo.
"L'ARTE CI RACCONTA!" Son d'accordo con te!
RispondiEliminaStefania Onidi
Grazie Stefania, L'arte ci racconta ed è la protagonista. Siamo gocce sotto il suo cielo.
EliminaSesto continente... Profonda speranza condivisa necessaria come acqua e pane... Stupenda
RispondiEliminaAnna Maria Cartisano
Grazie Anna Maria, hai colto il senso in una sintesi perfetta, un abbraccio
EliminaSesto Continente, una raccolta di poesie intense e bellissime, capaci di comunicare emozioni profonde e di far sognare di fronte a sentimenti autentici, così delicati e preziosi. Eric Balossini è un poeta meraviglioso!
RispondiEliminaGrazie Paola, sei gentilissima. Un abbraccio.
EliminaCiao Eric, benvenuto!!!!!!! Ci siamo conosciuti a Torre Alfina vero????? Emanuela
RispondiEliminaCiao Emanuela, si a Torre Alfina. Alla Rosa d'oro. Benvenuta anche a te. Un abbraccio.
Elimina