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lunedì 20 ottobre 2014

Eric Balossini


Eric Balossini

Secondogenito di cinque fratelli, Eric Balossini nasce a Parigi il 31/05/1960; si trasferisce in Italia nel 1972 ad Ariccia in provincia di Roma dove a tutt’oggi vive e lavora come musicista e poeta. Figlio d’arte, (il padre era lo scrittore noto con lo pseudonimo Michel Random) ha la fortuna di incontrare in giovane età grandi scrittori e poeti come Eugenio Montale, Pier Paolo Pasolini, Italo Calvino, Cesare Zavattini e molti altri i quali avranno su di lui un’influenza decisiva.
Nel 2000 è tra i vincitori del IV Concorso di poesia “Habere Artem” ed è pubblicato nell’omonima antologia da Giuseppe Aletti Editore. Sempre con l’Editore Aletti, nel 2013 e nel 2014 è tra i vincitori dei Concorsi di Poesia “Dedicato A… Poesie per ricordare” e “Tra un fiore colto e l’altro donato”. Nel 2014 è primo classificato al concorso “Venti DiVersi” promosso dalla casa editrice Avalon, con la quale pubblica una raccolta intitolata “Il Sesto Continente”. Sempre nel 2014 è tra i premiati alla decima edizione del concorso “La Rosa D’oro”. L’autore è presente in numerose antologie sia cartacee che presenti sul web.

Intervista
E’ la domanda più complessa per un poeta quindi la propongo per prima: cosa significa poesia per te?
Penso che la poesia sia necessaria, insostituibile per trasmettere un’emozione, per quanto sia possibile con la sua intensità originaria. La poesia è anche, più in generale, un modo per raccontare il mondo sotto la lente d’ingrandimento della sensibilità. È un modo di vivere. Si scrive partendo da un’emozione e restituirla al lettore con semplicità è anche frutto di una copiosa limatura, di tagli e ripensamenti. In fondo quando rileggo quello che scrivo, raramente mi piace la prima stesura. Un testo mi sembra compiuto soltanto se a distanza di tempo vi ritrovo il seme iniziale, l’emozione che mi ha spinto a metterlo sulla carta.

Cosa ti muove a scrivere poesia?
Cosa può fare la poesia, contribuire ad abbattere il muro dell’indifferenza, madre di ogni cieco egoismo. È un piccolo contributo certo, ma ogni oceano è pur formato da gocce, e sono le gocce ad erodere gli scogli più duri. Ci vuole molto tempo, troppo per lo spazio temporale che ci è concesso. Tuttavia una persona sensibile non può esimersi dalla necessità di dover tradurre in versi o in prosa, sulla tela o uno spartito, la bellezza del creato che lo circonda. Ma anche di denunciare ingiustizie sociali e brutture che purtroppo sono l’antitesi della bellezza. Sono quindi molti i motivi che ci muovono a scrivere poesie, a mettere in versi emozioni.

Qual è la funzione del poeta, della poesia oggi?
La poesia e l’arte in genere hanno sempre inciso nella realtà molto più di quanto possa apparire oggi. Se pensiamo al passato, volgiamo lo sguardo verso la bellezza, verso le cose migliori che l’umanità ha creato. Sarebbe un’utopia al contrario pensare che l’arte non abbia più la sua ragion d’essere. Gombrich nella sua Storia dell’Arte ci dice: “Non esiste in realtà una cosa chiamata arte. Esistono solo gli artisti: uomini che un tempo con terra colorata tracciavano alla meglio le forme di un bisonte sulla parete di una caverna…”  Fin dall’inizio della storia quindi c’è questa esigenza profonda di rappresentare e interpretare ciò che ci circonda, che ci emoziona. La necessità di elevarsi verso qualcosa di assoluto, da trasmettere. L’arte è comunicazione, condivisione. Per l’artista quindi il foglio più importante è quello ancora da scrivere, la tela da dipingere, lo spartito da suonare. L’arte incide nella realtà come il tempo incide rughe sul volto degli anziani, le sue tracce sono necessarie e indelebili. L’arte ci racconta.             

Un paio di aggettivi per descriverti e farti conoscere al pubblico.
Mi definirei un sognatore paziente.

Parlaci di una tua poesia o di un tuo libro se lo hai pubblicato.
La raccolta delle mie poesie “Il Sesto Continente” pubblicata da Avalon è nata quasi per caso, con la partecipazione ad un concorso di poesia dove il primo premio era la pubblicazione gratuita di un libro. Quindi ho lavorato alla raccolta rivedendo molti testi recenti e meno recenti. Testi che erano in un cassetto della scrivania. Qualcuno ha detto che più che le poesie, è l’autore che esce dal cassetto. Io mi sento un po’ così, “uscito dal cassetto”. La poesia in fondo è qualcosa di molto personale, pubblicandola, la sensazione è quella di mettersi a nudo, in qualche modo ci si sente più vulnerabili. Ma se arriva da qualche testo un’emozione, un sorriso o un abbraccio, allora ne è valsa la pena.
“Il Sesto continente” è l’utopia di una terra fatta di cose semplici, di un “pane” che non sia conteso, bensì condiviso. Il pane è metafora di ciò che è essenziale, di tutto ciò che “sazia” l’anima. L’utopia di un continente dove il genere umano ha abbandonato le guerre percependole come qualcosa che appartiene alla preistoria. Dove l’uomo ha cura del pianeta e rispetto per l’altro. Dove l’altro è ricchezza, fonte di scambio. Un continente dove le persone sono felici di incontrarsi e di scambiarsi emozioni. Un sogno semplice appunto, il Sesto continente è il mondo che desideriamo da bambini e che abbiamo dentro, e che poi dimentichiamo.

8 commenti:

  1. "L'ARTE CI RACCONTA!" Son d'accordo con te!
    Stefania Onidi

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    1. Grazie Stefania, L'arte ci racconta ed è la protagonista. Siamo gocce sotto il suo cielo.

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  2. Sesto continente... Profonda speranza condivisa necessaria come acqua e pane... Stupenda
    Anna Maria Cartisano

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    1. Grazie Anna Maria, hai colto il senso in una sintesi perfetta, un abbraccio

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  3. Sesto Continente, una raccolta di poesie intense e bellissime, capaci di comunicare emozioni profonde e di far sognare di fronte a sentimenti autentici, così delicati e preziosi. Eric Balossini è un poeta meraviglioso!

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    1. Grazie Paola, sei gentilissima. Un abbraccio.

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  4. Ciao Eric, benvenuto!!!!!!! Ci siamo conosciuti a Torre Alfina vero????? Emanuela

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    1. Ciao Emanuela, si a Torre Alfina. Alla Rosa d'oro. Benvenuta anche a te. Un abbraccio.

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